giovedì 3 marzo 2016

Il ricordo delle foibe... la parola alla nonna di Elisa Barsella


In occasione del Giorno del Ricordo, il 10 febbraio, in classe abbiamo parlato di Foibe. Alcuni di noi non avevano mai sentito questo termine, ma una nostra compagna, Elisa Barsella, si è sentita particolarmente colpita da questo tema, dato che la sua nonna, la Sig.a Luisa, e' stata in qualche modo testimone di questi tragici eventi. Le abbiamo perciò chiesto di farci raccontare la sua storia...
Alleghiamo in fondo anche il link del documentario visionato in classe, per chi volesse saperne di più! 

Ho la fortuna di avere ancora una nonna che è vissuta per anni,  nella sua infanzia, in Friuli durante la Seconda Guerra Mondiale. Si chiama Luisa. 
Le ho fatto delle domande riguardo alle foibe e lei mi ha risposto:
-Una foiba è un buco naturale nella roccia calcarea profondo dai 200-300 metri dove venivano gettate persone vive e cadaveri.
Mi sono subito resa conto che non era un bell’argomento da trattare per lei e che la sua memoria si stava offuscando. 
-Questa strage è stata consumata alla fine della seconda Guerra Mondiale tra il 1943 e il 1945 nelle zone dell’Istria, Dalmazia, Friuli Venezia Giulia e nei territori dei Balcani. Gli sfortunati venivano tenuti in prigione, massacrati, fucilati, gettati all’interno a volte anche solo feriti e si rompevano quasi del tutto le ossa.- spiega -La maggior parte delle morti non è dovuta al massacro da parte dei soldati croati ma alle malattie, infezioni ad eventuali ferite e soffocamento per lo schiacciamento del corpo da altre persone o cadaveri. Le vittime erano prevalentemente italiane o ex italiani con cittadinanza croata o slovena accusate, a parer degli jugoslavi, di opposizione politica, ma anche i preti, gli sloveni e i croati che vivevano sui confini erano stati presi di mira da questi fanatici.
 Mi ha spiegato anche che avvenivano rastrellamenti che coinvolgevano gran parte della popolazione che, essendo durante la guerra, era molto povera e la cui unica colpa era quella di essere italiani. Sono parole forti. Colpa di essere italiani. 
-In questi anni lo stato jugoslavo/croato era a conoscenza dei massacri ma non prendeva nessun provvedimento perché il comunismo non voleva ribellarsi a una forza politica così potente come quella fascista parlandone con le nazioni che lo assumessero, era come se ne avessero paura,  si “vendicavano” in questo modo .
 La nonna mi ha detto che sembrava proprio come se si fosse sotto i bombardamenti nazisti  -Vennero istituiti campi profughi in diverse città italiane come Roma, Trieste e Bologna (che assomigliavano molto più a dei campi di concentramento, precisa) con l’obiettivo di accogliere i concittadini che scappavano. Molte persone si dirigevano anche all’estero sia via mare che a piedi, cosa che so bene dato che mio papà era emigrato in Venezuela quando avevo solo 11 anni lasciando sua moglie e 4 bambini piccoli. Tra le destinazioni più ambite c’erano le miniere del Belgio, l’America, l’Argentina,  la Francia e il Brasile.-
Racconta con un filo di malinconia nella voce -L’attuale Croazia non a mai voluto collaborare nel ritrovare le foibe e nega tutt’ora lo sterminio di così tante persone, lo Stato Italiano ha dovuto lavorare da solo ed è per questo che non tutte le buche sono state trovate e molto probabilmente sono ancora decine nascoste in posti irraggiungibili, nei boschi e tra le alte montagne dei Balcani. I cadaveri che sono stati ritrovati fino ad adesso sono tra 20.000 e 30.000, tuttavia non c’è la certezza dell’esistenza effettiva di alcune foibe perché non esistono prove scritte o documenti ma solo alcune testimonianze orali.- Anche lei stessa non è una vera e propria testimonianza perché racconta fatti che sua mamma le raccontava da ragazzina perché quanto accaduto è successo quando aveva solo pochi anni. Il 10 febbraio è stato istituito come “giorno del ricordo” dal 2005 quando il presidente croato diede al presidente Giorgio Napolitano una lista degli italiani respinti dall’Istria durante quegli anni. La disgrazia delle foibe continuò fino al maggio del 1945 quando l’esercito americano affidò Zara e Fiume all’ex Jugoslavia e Gorizia all’Italia.


Concludo ringraziando la mia cara nonna a cui voglio un sacco di bene.


1 commento:

  1. Che brutti tempi dei molto fortunata ad avere una nonna che è vissuta in quei tempi

    RispondiElimina