mercoledì 30 marzo 2016

Leggere è... anche dedicare un libro al proprio papà! - Matteo Brembilla

Il 19 marzo si sa... è la festa del papà! Un nostro compagno, Matteo Brembilla, ha voluto raccontarci un libro, un rapporto epistolare un po' particolare tra un padre e un figlio, che oltre a interessarci, ci ha fatto riflettere molto, insegnandoci anche a non dare nulla per scontato...



Il libro che dedico a mio padre per la festa del papà si intitola “Mio papà scrive la Guerra”, di Luigi Garlando.
Ho deciso di leggerlo per i riferimenti molto attuali al terrorismo, visti i continui attacchi e rapimenti compiuti dall'Isis negli ultimi tempi.
Il protagonista è Livio Sala, un giornalista di guerra, che scrive di fatti accaduti in Afghanistan precisamente a Kabul.
La sua famiglia viene a sapere che è stato rapito grazie alla conduttrice del telegiornale.
Così, infatti, scrive Tommaso: “Ti sei messo a tavola con noi all'ora di cena. Capotavola, per la precisione. La tua faccia ha riempito per intero la televisione mentre la signorina del telegiornale raccontava che erano stati rapiti quattro giornalisti, e uno è italiano. Tu papà”.
Da quel giorno Tommy  e il padre si scrivono delle lettere l'un l'altro (o immaginano di farlo) raccontandosi la giornata trascorsa, il primo a Milano e il secondo in Afghanistan.
Tommy, ogni volta che scrive una lettera, crede, o forse si sforza di credere, che il padre sarebbe tornato vivo a casa.
Dall'altra parte, in Afghanistan, il padre, insieme ad altri tre colleghi, è tenuto prigioniero dai talebani in una buca; i quattro giornalisti ricevono da mangiare un pezzetto di pane a testa al giorno.
Purtroppo non tutti i giornalisti sequestrati riescono a sopravvivere, ma soltanto il padre di Tommy e la collega spagnola Felipa.
Alla fine, per fortuna, il padre di Tommy ritorna a casa sano e salvo.
Tommy, appena lo rivede, impazzisce di gioia e viceversa il papà.
Il padre promette a Tommy che sarebbero andati in moto a Valencia il giorno di San Giuseppe e sarebbero stati ospitati a casa di Felipa.
Di questo libro mi ha colpito la tenacia di Tommy che, nonostante la gravità della situazione, persevera nella speranza di rivedere suo padre.
L'amicizia col compagno di classe Ahmed gli permette anche di capire come la religione venga spesso adoperata dagli uomini per giustificare i più terribili crimini.
Undici anni dopo la pubblicazione di questo libro, la stessa osservazione, si può applicare agli eventi di Parigi e Bruxelles, oltre che di altri luoghi molto distanti da noi, dove certe violenze sono all'ordine del giorno.

Matteo Brembilla

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