sabato 6 febbraio 2016

Scrittura creativa giallo - Anna Colombo


Ecco a voi un altro racconto giallo, scritto dalla nostra compagna Anna Colombo.
Chissà se riuscirete a trovare l'assassino prima di Sandra Regan? Occhio agli indizi!

Il primo caso di Sandra Regan

Io l’ho sempre detto: al mondo ci sono tante bestie, ma il tradimento e il denaro sono le peggiori; queste infatti possono portare ad uccidere anche le persone più innocue e perciò insospettabili. All’epoca ero solo una giovane agente, un’apprendista per l’appunto: capelli color ebano spettinati dalla brezza mattutina che soffia su St. Francisco e quell’ aria da snob, che mi rendeva più professionale assieme al mongomeri nero firmato, perché quello mi faceva sentire più adulta. All’inizio della mia carriera lavorativa duettavo con un’esperto medico legale, a cui ero particolarmente legata non solo in ambito lavorativo, ma anche in ambito familiare: la mia stimata sorella maggiore, Kristen Regan. Per chi non lo sapesse io sono Sandra Regan e questa è la mia storia. La mattina del 18 novembre 1998, una voce tormentava le vie della maestosa St. Francisco: la signorina Caroline Smith era stata assassinata durante la sua odierna ronda serale. La salma era stata ritrovata davanti ad un locale sulla tredicesima strada. Ad averla ritrovata era stata la figliastra, Giuliette Hunt, la quale, scossa dall’accaduto, era stata accompagnata a casa dai federali. Ad accoglierli era stata la domestica, la signorina Rachel, presente in casa per compensare l’assenza del signor Hunt, padre di Giuliette, nonché un noto uomo d’affari in giro per il mondo. Che tra la vittima e la figliastra non ci fossero buoni rapporti si sapeva, ma la povera Giuliette sembrava davvero scioccata dall’accaduto. Intanto, Kristen, aveva rilasciato la relazione dell’autopsia con tanto di foto e catalogazione dell’arma; un pugnale ripiegato all’estremità, tipo un uncino che era stato brutalmente conficcato nella giugulare della povera Caroline, la quale, nonostante la cruda morte prematura, conservava quel sorrisetto da seduttrice che l’aveva portata a conquistare uno dei più  potenti uomini della città. Tutto rientrava nella normalità, se così si può chiamare in ambito di un omicidio, tranne due piccoli dettagli considerati da me irrilevanti, ma molto importanti nello svolgimento del caso: il cadavere, sul corpo, presentava degli ematomi causati da alcuni spintoni che la vittima stessa aveva ipoteticamente subito ante morte. Ciò mi portò a ipotizzare che la povera Caroline, prima di morire, si trovasse nel locale anche se le cause erano incerte. Inoltre, sulle scarpe della vittima avevamo ritrovato di un alcolico di tasso superiore a quello previsto dalla legge. “Scarpe curiose per una passeggiata” mi fece notare Kristen; infatti la vittima portava delle scarpe laccate nere tacco dodici, sicuramente molto scomode per una semplice passeggiata. Così decidemmo di andare a interrogare il capo del locale, un omaccione di mezza età, con l’aspetto tipico del ex galeotto. Durante l’interrogatorio, notai una chiazza bianca sul pavimento causata, come ci aveva spiegato il locandiere, dalla caduta di un alcolico molto pregiato. Lui confermò i nostri sospetti e, anche se a fatica, riuscimmo a farci dare dei dettagli in più, che avrebbero motivato la ronda di Caroline: la donna, infatti, si recava abitualmente al locale per incontrare un amante  segreto che rintracciammo faticosamente. Il suo nome era Daniel Holdbrook, un ragazzotto di mezza età molto affascinante, il quale dichiarò di non avere ucciso Caroline Smith e ci diede la cosiddetta “chiave del caso”. Il giorno seguente ci recammo in casa Hunt, dove trovammo conferma alle nostre ipotesi grazie ad un’accurata analisi di laboratorio delle scarpe di Giuliette, le quali erano notevolmente corrose sulla suola a causa dell’alcolico versato sul pavimento del locale e, inoltre, presentavano dei residui di sangue compatibile a quello della vittima. Il giorno seguente tornammo in casa Hunt, questa volta con un mandato d’arresto per Giuliette, che confessò di averla uccisa involontariamente: voleva solo spaventarla un po’, per evitare che la matrigna rivedesse nuovamente l’amante. Tutto era iniziato con una lite che si era trasformata in una carneficina ove Giuliette aveva avuto la meglio. La scena si era svolta fuori dal locale, per questo non avevamo potuto usufruire della testimonianza degli altri ospiti del locale. Alla fine non mi rimaneva che dire:”il caso è risolto!”. Confesso che , se ci ripenso, un po’ mi spiace per Giuliette; in fondo aveva solo reagito istintivamente nei suoi limiti di adolescente molto protettiva nei confronti del padre, ma conserverò nel cuore il mio primo caso investigativo.

6 commenti:

  1. Delusa dal fatto che non esista un libro su Sandra Regan! Bravissima!!! Con i più vivi complimenti!!

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  2. Perché non esiste il libro di Sandra Regan???? Bravissima Anna!!!!! Complimenti��

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  3. Molto bello anche i termini molto ricercati

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  4. Bravissima Anna! Complimenti davvero

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  5. Complimenti ! Davvero splendido

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  6. Una nuova Agatha Cristie

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