Ecco a voi un altro racconto giallo, scritto dalla nostra compagna Anna Colombo.
Chissà se riuscirete a trovare l'assassino prima di Sandra Regan? Occhio agli indizi!
Il primo caso di Sandra Regan
Io l’ho sempre detto: al mondo ci sono tante bestie, ma il
tradimento e il denaro sono le peggiori; queste infatti possono portare ad uccidere
anche le persone più innocue e perciò insospettabili. All’epoca ero solo una giovane
agente, un’apprendista per l’appunto: capelli color ebano spettinati dalla
brezza mattutina che soffia su St. Francisco e quell’ aria da snob, che mi
rendeva più professionale assieme al mongomeri nero firmato, perché quello mi
faceva sentire più adulta. All’inizio della mia carriera lavorativa duettavo
con un’esperto medico legale, a cui ero particolarmente legata non solo in
ambito lavorativo, ma anche in ambito familiare: la mia stimata sorella
maggiore, Kristen Regan. Per chi non lo sapesse io sono Sandra Regan e questa è
la mia storia. La mattina del 18 novembre 1998, una voce tormentava le vie
della maestosa St. Francisco: la signorina Caroline Smith era stata assassinata
durante la sua odierna ronda serale. La salma era stata ritrovata davanti ad un
locale sulla tredicesima strada. Ad averla ritrovata era stata la figliastra,
Giuliette Hunt, la quale, scossa dall’accaduto, era stata accompagnata a casa
dai federali. Ad accoglierli era stata la domestica, la signorina Rachel,
presente in casa per compensare l’assenza del signor Hunt, padre di Giuliette,
nonché un noto uomo d’affari in giro per il mondo. Che tra la vittima e la
figliastra non ci fossero buoni rapporti si sapeva, ma la povera Giuliette
sembrava davvero scioccata dall’accaduto. Intanto, Kristen, aveva rilasciato la
relazione dell’autopsia con tanto di foto e catalogazione dell’arma; un pugnale
ripiegato all’estremità, tipo un uncino che era stato brutalmente conficcato
nella giugulare della povera Caroline, la quale, nonostante la cruda morte
prematura, conservava quel sorrisetto da seduttrice che l’aveva portata a
conquistare uno dei più potenti uomini
della città. Tutto rientrava nella normalità, se così si può chiamare in ambito
di un omicidio, tranne due piccoli dettagli considerati da me irrilevanti, ma
molto importanti nello svolgimento del caso: il cadavere, sul corpo, presentava
degli ematomi causati da alcuni spintoni che la vittima stessa aveva
ipoteticamente subito ante morte. Ciò mi portò a ipotizzare che la povera
Caroline, prima di morire, si trovasse nel locale anche se le cause erano
incerte. Inoltre, sulle scarpe della vittima avevamo ritrovato di un alcolico
di tasso superiore a quello previsto dalla legge. “Scarpe curiose per una
passeggiata” mi fece notare Kristen; infatti la vittima portava delle scarpe
laccate nere tacco dodici, sicuramente molto scomode per una semplice
passeggiata. Così decidemmo di andare a interrogare il capo del locale, un
omaccione di mezza età, con l’aspetto tipico del ex galeotto. Durante
l’interrogatorio, notai una chiazza bianca sul pavimento causata, come ci aveva
spiegato il locandiere, dalla caduta di un alcolico molto pregiato. Lui
confermò i nostri sospetti e, anche se a fatica, riuscimmo a farci dare dei
dettagli in più, che avrebbero motivato la ronda di Caroline: la donna,
infatti, si recava abitualmente al locale per incontrare un amante segreto che rintracciammo faticosamente. Il
suo nome era Daniel Holdbrook, un ragazzotto di mezza età molto affascinante,
il quale dichiarò di non avere ucciso Caroline Smith e ci diede la cosiddetta
“chiave del caso”. Il giorno seguente ci recammo in casa Hunt, dove trovammo
conferma alle nostre ipotesi grazie ad un’accurata analisi di laboratorio delle
scarpe di Giuliette, le quali erano notevolmente corrose sulla suola a causa
dell’alcolico versato sul pavimento del locale e, inoltre, presentavano dei
residui di sangue compatibile a quello della vittima. Il giorno seguente
tornammo in casa Hunt, questa volta con un mandato d’arresto per Giuliette, che
confessò di averla uccisa involontariamente: voleva solo spaventarla un po’,
per evitare che la matrigna rivedesse nuovamente l’amante. Tutto era iniziato
con una lite che si era trasformata in una carneficina ove Giuliette aveva
avuto la meglio. La scena si era svolta fuori dal locale, per questo non
avevamo potuto usufruire della testimonianza degli altri ospiti del locale.
Alla fine non mi rimaneva che dire:”il caso è risolto!”. Confesso che , se ci
ripenso, un po’ mi spiace per Giuliette; in fondo aveva solo reagito
istintivamente nei suoi limiti di adolescente molto protettiva nei confronti
del padre, ma conserverò nel cuore il mio primo caso investigativo.
Delusa dal fatto che non esista un libro su Sandra Regan! Bravissima!!! Con i più vivi complimenti!!
RispondiEliminaPerché non esiste il libro di Sandra Regan???? Bravissima Anna!!!!! Complimenti��
RispondiEliminaMolto bello anche i termini molto ricercati
RispondiEliminaBravissima Anna! Complimenti davvero
RispondiEliminaComplimenti ! Davvero splendido
RispondiEliminaUna nuova Agatha Cristie
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