Vi
invitiamo alla lettura anche di questo racconto fantasy, scritto dalla nostra
compagna Carlotta Butti, appassionata lettrice (e ora anche scrittrice) di genere
fantasy! Chissà che non vi immedesimiate anche voi come noi nella
protagonista?!
BEATRIX
La luce
lunare illuminava il terreno, rendendo bene l’idea di quanto fosse secco.
Stelle delle più svariate dimensioni brillavano nel cielo.
“Non
sembra la notte di uno scontro decisivo” pensò Beatrix guardando la luna.
Dette
un rapido sguardo al territorio circostante e, alcuni metri più in là, vide suo
fratello Cal.
La
ragazza lo raggiunse e gli domandò se avesse visto qualcosa.
“Niente”
rispose il ragazzo ma, subito dopo che ebbe pronunciato queste parole, si udì
un fruscio.
Beatrix
si girò di scatto e vide un’ombra enorme muoversi velocemente.
“Yuref”
gridò con tutto il fiato che aveva in gola “ Sei tu?”.
“Certo”
rispose una voce roca e inquietante, “ma sono qui dietro”.
Beatrix
si voltò: un drago enorme con la pelle nera le stava di fronte ridendo,
scoprendo una chiostra di denti bianchi e affilatissimi. Lunghe squame
argentate gli partivano dal capo e gli scendevano lungo tutta la spina dorsale
fino alla coda, la lingua biforcuta era ben visibile fra i denti aguzzi e due
enormi occhi grigi fissavano la ragazza in un modo inquietante.
“Che
cosa vuoi ragazzina?” chiese il mostro.
“Lo
sai” le disse quella “voglio il mio regno, quel regno di cui tu, cento anni fa,
ti impadronisti, riducendolo al luogo spettrale che è adesso”, disse Beatrix
tirando fuori tutto il coraggio che aveva.
Si toccò l’anello nella tasca
dei pantaloni: si stava cominciando a scaldare, segno che aveva cominciato ad
assimilare il potere del drago.
“Suvvia” disse
quest’ultimo “se te lo restituissi, otterresti nient’altro che un lurido cumulo
di macerie” concluse con una risata perfida. Gli occhi azzurri di Beatrix
brillarono di rabbia mista a determinazione: “Non m’importa, vattene dal mio
regno, trasferisciti in qualche galassia sperduta ma allontanati da qui.”
La coda del drago
schioccò come una frusta: era segno che si stava arrabbiando.
“Non ci contare
ragazzina” disse.
All’improvviso, un
fascio di luce blu illuminò tutta la scena: Cal era saltato sulla coda del
drago e cercava di ucciderlo.
“Cal!” urlò la sorella.
Il drago cacciò un
ruggito e, con un battito d’ali, spazzò via il ragazzo.
“Ora basta” disse il
mostro “tu e tuo fratello mi avete stancato” e si avventò contro Beatrix.
Quest’ultima però non
si fece intimidire, anzi: con un gesto deciso sguainò la spada rosso fuoco e si
avventò sul drago. Con una finta riuscì a salirgli su una spalla e a
raggiungere l’ala, (dove si trovava il punto debole) ma il mostro, con una
zampata, le diede un colpo, facendola finire a terra.
Intanto, Cal si era
rialzato ma il drago stava sfoderando tutti i suoi poteri magici: cominciò a
sputare fumo giallo, segno che era furioso, e i suoi artigli presero a fumare e
ad illuminarsi di una potentissima luce verde.
Si avventò su Beatrix e
sul fratello, ma questi ultimi, con le loro spade, riuscirono a contrastare
l’attacco.
Il muso del mostro e
quello dei due ragazzi erano vicinissimi: tra di loro c’erano solo le spade e
gli artigli.
“Yuref” sussurrò
Beatrix guardando il drago in viso, mentre gli occhi della ragazza si
accendevano di rabbia mista ad odio.
Il drago sussultò
visivamente e cadde a terra.
Fu un attimo: i due
ragazzi gli furono addosso e cominciarono ad arrampicarsi lungo il dorso del
drago per raggiungere le spalle.
“Un ultimo sforzo”
pensò Beatrix.
Mancava pochissimo e
avrebbe finalmente riavuto il suo adorato regno.
Conficcò con tutta la
sua forza la spada nella pelle, senza però penetrare molto in profondità.
Il drago, infatti diede
un ruggito di dolore e, muovendosi bruscamente, scaraventò a terra Beatrix e
Cal (il quale perse i sensi). Gli occhi di Yuref lampeggiarono di rabbia.
“Patetica ragazzina” disse “per te è finita”. Beatrix era terrorizzata.
Gli artigli si
illuminarono ancora più di prima e le si avvicinarono pericolosamente.
La ragazza non riusciva
a muoversi: era sicura che sarebbe morta di lì a poco.
Poi si ricordò:
“l’anello!”. Con un gesto rapido lo tirò fuori dalla tasca. La pietra azzurra
brillava in maniera accecante e il metallo bruciava, ma la ragazza strinse i
denti.
Lo puntò verso il
drago: una fortissima luce si sprigionò dalla pietra, formando una rete di luce
attorno alla bestia che ruggiva a più non posso.
In pochi secondi la
gabbia divenne sempre più luminosa fino a quando non esplose insieme al drago.
Beatrix rimase immobile
per alcuni minuti, poi abbracciò il fratello, svenuto, e pianse di gioia: il
suo regno era salvo e lei ce l’avrebbe messa tutta per farlo ridiventare
splendido come un tempo.
Carlotta
Butti
Nel testo e molto avvincente
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